sabato 11 novembre 2017

La breve guerra del colonnello Robert - Il 122° Reggimento Fanteria a Polazzo , 25-27 luglio 1915

La pubblicistica sulla Prima Guerra Mondiale, la stampa, persino il cinema, hanno instillato nell'immaginario collettivo - e specialmente in quello degli Italiani - un sentimento di profonda avversione, quando non di vivo disprezzo, verso la categoria degli ufficiali superiori. La fama più sinistra spetta certamente agli ufficiali generali - avvertiti come lontani dal combattimento e dagli umori della truppa -, mentre le figure dei colonnelli godono di una considerazione altalenante; costituendo, del resto, l'anello di congiunzione - nella catena di comando - tra gli ordini dei comandanti e la loro esecuzione da parte dei gregari, fossero essi uomini truppa, sottufficiali o ufficiali subalterni. Pensiamo, ad esempio, al personaggio del colonnello Dax in "Orizzonti di Gloria", l'antieroe interpretato da Kirk Douglas, stretto nella morsa tra i confliggenti doveri verso i superiori gerarchici e quelli verso i suoi soldati.

La vicenda che tratteremo qui ci pare, in proposito, assai emblematica, involgendo, oltre al profilo schiettamente militare, anche la dimensione umana del suo protagonista. Anche in questo caso, il nostro articolo prende le mosse da alcuni oggetti: un piccolo lotto di fotografie cartonate recuperate grazie a un bravo venditore, che non ha voluto separarle l'una dall'altra.

Mario Robert nacque a Torino il 1° aprile del 1861, giusto un paio di settimane dopo la proclamazione del Regno d'Italia e l'unificazione del Paese. Il padre, Giovanni Battista Robert, era un ufficiale di carriera dell'Armata Sarda la quale, proprio dal maggio di quell'anno, avrebbe assunto la denominazione di Regio Esercito Italiano. Al seguito della famiglia – e dei trasferimenti di reparto del padre -, il piccolo Mario si trasferì durante l'infanzia a Milano, risiedendo nella centralissima Via Solferino. Fu dunque ammesso allo storico Liceo "Parini", ove frequentò le classi ginnasiali e liceali, dal 1871/72 al 1875/76.

Successivamente, seguendo le orme di suo padre, anche Mario Robert decise di intraprendere il mestiere delle armi. Nel 1878, a diciassette anni, fece dunque il suo ingresso nella Scuola Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena. Uscitone sottotenente - con anzianità al 12 settembre 1879 -, fu assegnato all'arma di Fanteria, nella quale avrebbe servito per tutto il resto della sua carriera.


Mario Robert, giovane capitano del Regio Esercito, in una foto datata al 1888 (collezione dell'autore).

Intorno alla metà degli Anni Novanta, Robert fu assegnato ad un reparto di stanza nella città di Ascoli Piceno. Qui, baldanzoso ufficiale dal look all'umbertina, conobbe una giovane fanciulla del luogo, Luigia Spalazzi, di antica e facoltosa famiglia, con una forte tradizione risorgimentale alle spalle. Il padre di lei, professor Giovanni Spalazzi, era stato un importante esponente della carboneria marchigiana, combattente nelle Guerre d'Indipendenza, fervente mazziniano nonché stimato sindaco del borgo di Castel di Lama, a pochissima distanza da Ascoli.
I due fidanzati convolarono a nozze nel mese di luglio del 1897 in quel di Torino, ove Robert era, nel frattempo, stato trasferito. Gli anni successivi videro la coppia spostarsi lungo la penisola, in conseguenza dei trasferimenti ordinati al marito.


 Tuttavia, la famiglia Spalazzi possedeva una cospicua tenuta a Castel di Lama, presso la quale l'ufficiale e la consorte si recavano sovente in villeggiatura. La stampa locale così lo descriveva:
"La nostra Ascoli lo annoverava fra i suoi cittadini. Gentiluomo perfetto, cortese, affabile, simpatico, aveva ovunque ammiratori e amici."
Nel giugno del 1907, Mario Robert fu promosso tenente colonnello, ed assegnato al 46° reggimento della Brigata "Reggio", di stanza a Napoli.
Mario Robert, tenente colonnello del 46° Reggimento Fanteria della Brigata "Reggio" (collezione dell'autore).
In seguito, fu nuovamente trasferito al 91° Reggimento della Brigata "Basilicata", di stanza a Torino, sua città natale. Nell'aprile del 1912 - cinquantunenne -, fu infine promosso al grado di colonnello e posto, finalmente,  al comando di un reggimento: si trattava del 54° Reggimento della Brigata "Umbria", di stanza ad Ivrea [1]. Nel frattempo, era stato insignito del cavalierato dell'Ordine della Corona d'Italia e di quello dei Santi Maurizio e Lazzaro, nonché della croce d'oro per i venticinque anni di servizio nel Regio Esercito. Alle sue dipendenze, tra i molti ufficiali, anche il capitano Gaetano Ragazzi, che incontreremo prossimamente in altro articolo di questo blog.

La primavera del 1915

Nella primavera del 1915, in corrispondenza dell'inizio delle operazioni di mobilitazione del Regio Esercito (come accennato anche qui), iniziò la costituzione delle brigate di fanteria di Milizia Mobile, formate con coscritti delle classi già richiamate dal congedo e in minor misura con personale tratto da altre unità di Esercito Permanente. Tra queste, vi era la Brigata "Macerata", costituita - formalmente in data 1° marzo 1915 - dal 121° e 122° Reggimento Fanteria. Una Brigata della quale si è già trattato in queste pagine, nel raccontare la vicenda del giovane sottotenente Candido Cresseri (per la quale rimandiamo al relativo articolo).
Per assumere il comando del nuovo 122° Reggimento, fu scelto proprio il colonnello Robert, che lasciò dunque Ivrea per raggiungere Macerata, sede del costituendo reparto [2]. La stampa avrebbe ricordato così il momento:
"Noi, che scriviamo, lo ricordiamo lieto di baldo ardimento, congedarsi dai parenti, dagli amici, pieno di fede nell'avvenire, per andare a formare a Macerata il nuovo reggimento composto in gran parte di nostri corregionali, [...] mentre era in corso la sua promozione a maggior generale."
Dunque, si era alla vigilia di un avanzamento di carriera che, se fosse giunto in tempo, avrebbe forse condotto Robert ad un diverso destino, ponendolo, assai probabilmente, al comando di una Brigata. Ma i tempi dell'amministrazione militare, si sa, seguono ritmi imperscrutabili: pertanto, nelle more della promozione, presumibilmente in quegli stessi primi giorni di marzo, il colonnello raggiunse il suo nuovo reggimento.
Mario Robert, colonnello comandante del 54° Reggimento fanteria, negli anni 1913-1915 (collezione dell'autore).
Le settimane successive furono dedicate all'organizzazione e alla preparazione del reparto, avvicinandosi sempre più la data della dichiarazione di guerra all'Austria-Ungheria, che giunse il successivo 24 maggio. A quella data, il 122° Reggimento non si trovava, tuttavia, in zona di guerra, bensì ancora presso il proprio deposito di Macerata. La partenza verso il fronte avvenne, infatti, il 2 giugno: secondo quanto riportato dai giornali, il colonnello Robert...
"...soldato prima che sposo, non volle, partendo per la zona di guerra, rivedere la sua donna, esprimendone i motivi in una lettera che è tutta una lirica di tenerezza, affermando che il breve incontro, che avrebbe potuto aver luogo, poteva togliergli un po' di quella energia che doveva intera alla patria."
A proposito di questo atteggiamento del colonnello, che non volle che il suo cuore potesse essere turbato da visioni amorose, si considerino le parole scritte - pur in altro contesto - dal giovanissimo ufficiale degli Alpini Pier Felice Vittone, riportate nel nostro articolo a lui dedicato.
Il 122° Fanteria, per ferrovia, iniziò dunque il trasferimento verso il Nord, sino a raggiungere Lonato del Garda, insieme al gemello 121°. Qui, riuniti i propri reggimenti, la Brigata "Macerata", incorporata nella 25^ Divisione di Fanteria,  fu destinata a trascorrere le settimane successive, impegnata in un intenso addestramento, allo scopo di amalgamare i reparti e prepararli all'entrata in linea.
Il 18 luglio, sempre da Lonato, Mario Robert scrisse al sindaco di Ascoli per ringraziare dell'offerta, fatta dall'amministrazione comunale, della bandiera di guerra del 122° Reggimento: bandiera che, come si vedrà, riveste una notevole importanza simbolica nella storia che stiamo narrando. 
Ma, intanto, anche per la Brigata "Macerata" era giunto il momento di entrare in linea: essa fu dunque posta alle dipendenze della 20^ Divisione del X Corpo d'Armata (inquadrato nella Terza Armata), e fu trasferita nella zona di Fogliano-Redipuglia, nel settore del Basso Isonzo, giungendovi sul giorno 24 luglio


L'arrivo in linea nel settore del basso Isonzo

Dal giorno 18 luglio, intanto, stavano svolgendosi le operazioni della seconda offensiva generale intrapresa dall'esercito italiano (Seconda Battaglia dell'Isonzo): il X Corpo d'Armata (con comando a Turriaco), costituito dalla 19^ e 20^ Divisione, teneva la fronte fra le posizioni ad est di Castelnuovo e quelle a nord di Redipuglia (q. 89). La seconda fase dell'offensiva avrebbe dovuto scattare il giorno 24. 
La zona di Polazzo (in rosso, le località rilevanti per la presente narrazione).
 Lo stesso giorno, il comando della Terza Armata (S.A.R. Emanuele Filiberto di Savoia, duca d'Aosta) diramava il seguente ordine di operazioni:

"E' necessario impadronirsi dell'altipiano carsico ad ogni costo. L'energia dei comandanti, il valore delle truppe, le nuove forze fresche a disposizione dei corpi d'armata mi danno affidamento che lo scopo sarà raggiunto [...]"[2]
"Il X Corpo, sulla fronte della 19^ e 20^ Div., dovrà spingere innanzi col massimo vigore ed al più presto la propria offensiva, fino a raggiungere una linea da cui possa impiegare con efficace azione il maggior numero possibile di batterie, agevolando così il compito del dell'XI Corpo [...]".
Dunque, il primo tempo delle operazioni prese avvio alla sera del 24 luglio: alle 16.30 iniziò il tiro di preparazione da parte delle nostre artiglierie, e l'attacco scattò alle ore 19.30.
Come visto, la Brigata Macerata raggiunse la zona lo stesso 24 luglio. Il comandante del X C.d.A. (gen. Grandi) dispose dunque che il 121° Reggimento e il comando di Brigata fossero assegnati in rinforzo della 20^ Divisione [3]. Il 122° Reggimento, comandato dal col. Robert, sarebbe invece rimasto, con altre unità, a disposizione dello stesso comando di C.d.A., in riserva a Fogliano [4].

Schieramento della Terza Armata nella Seconda Battaglia dell'Isonzo (18 luglio - 20 agosto 1915).


Nel corso della notte e del mattino seguente, le unità del X C.d.A. procedettero verso gli obiettivi stabiliti, ma la progettata avanzata verso il settore centrale dell'altipiano carsico, scarsamente appoggiata dall'artiglieria, non riuscì, ostacolata in special modo dalle difese passive predisposte dal nemico, e rimaste pressoché intatte.

La giornata del 26 luglio 1915


Il 26 luglio, giunse, anche per il 122° Fanteria, il momento del battesimo del fuoco. Lasciata Fogliano, il colonnello Robert schierò il suo reparto, pronto per scattare in avanti. Dato dal colonnello l'ordine di avanzata, bisogna ritenere che, sotto la violenza del fuoco avversario, i fanti del 122° ebbero un momento di esitazione, arrestandosi. E' questo lo scenario in cui si stava per consumare l'ultimo atto della carriera, militare quanto umana, del colonnello Robert.
Infatti, in quel difficile frangente, vista la situazione, Mario Robert ritenne di dover dare, lui per primo, l'esempio: impugnò dunque la bandiera reggimentale e si lanciò all'assalto, trascinando i propri uomini. Con questo gesto memorabile, il colonnello Robert chiuse la propria esistenza terrena: pochi minuti dopo, colpito in più parti del corpo, cadeva esangue sul terreno.
Secondo la stampa, Mario Robert
"fu colpito mentre, uscendo dalla trincea con bandiera in mano, eccitava il proprio reggimento all'assalto. Colpito cinque volte, cadde e ricadde, sempre rialzandosi fin che fu trascinato ad un'ambulanza".

Cartolina propagandistica riferita, con molti errori, agli ultimi momenti del col. Robert.

Dunque, raccolto dai suoi uomini, il colonnello giunse ancora vivo presso un ospedale da campo, dove si trascinò tra la vita e la morte sino al giorno successivo. In questo drammatico momento, il Mario Robert ricevette persino la visita di Re Vittorio Emanuele III, al quale disse:
 "Maestà, ho fatto il mio dovere; raccomando alla sua bontà quei bravi ragazzi che mi hanno trascinato qui"[4].
Spirò nel corso della giornata del 27 luglio. Si trovava in linea - si noti - da soli tre giorni.
Tornando all'azione in cui fu ferito a morte, si deve notare che, nonostante il suo sacrificio - e quello di altri undici fanti del solo 122° - essa non condusse ad alcun risultato di rilievo. Il comando del 122° Reggimento fu assunto dal ten. col. Ferruccio Marini, già comandante del III Battaglione, che avrebbe condotto il reparto nelle operazioni dei giorni successivi.
Il successivo 12 settembre, il Re, motu proprio, conferiva alla memoria del colonnello la Medaglia d'Argento al Valor Militare, con la seguente motivazione:
"Nell'attacco di una posizione rafforzata del nemico, ad un accenno di sosta del suo reggimento per rispondere al violento fuoco avversario, impugnata la bandiera, si slanciava animosamente avanti trascinando seco la intera linea. Colpito da più proiettili, cadeva gravemente ferito sul campo e ne moriva il giorno dopo." - 26 luglio 1915.
A proposito della sfortunata azione del 26 luglio, dettagli di massimo interesse - anche per la vicenda personale del colonnello Robert - emergono da un passo del diario di Pietro Storari, soldato del 121° Reggimento - il gemello del 122° -, conservato presso l'Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano (e leggibile più estesamente qui:http://espresso.repubblica.it/grandeguerra/index.php?page=estratto&id=161). A proposito di quella mattinata di sangue, avrebbe ricordato:
"Poco dopo giunse l'ordine di fare baionetta in canna ed in pari tempo si sentì [sic] squilli di tromba "d'assalto", fu sulle labbra di tutti il grido di Savoia, e nello stesso tempo tutti dietro il Comandante la Compagnia si balzò la trincea.
Malgrado però il lungo bombardamento il nemico contava ancora ingenti forze, poiché la fitta fucileria e le numerose mitragliatrici appostate in caverne impedirono la riuscita dell'assalto, causandoci terribili perdite.
In quell'assalto la bandiera del 122° Reggimento Fanteria cadde in mano al nemico, che grazie all'energico slancio dei Soldati del 121° la medesima poco dopo ritornò in nostro possesso insieme a prigionieri in pari tempo catturati."
Dunque, stando alla testimonianza di Storari, nel corso dell'assalto del 26 luglio la bandiera di guerra del 122° reggimento "cadde in mano al nemico": parrebbe, a questo punto, doversi ricollegare questo ricordo alla riportata motivazione della MAVM conferita al colonnello Robert, che recita appunto "impugnata la bandiera, si slanciava animosamente avanti trascinando seco la intera linea".

La cattura della bandiera reggimentale era un fatto assai grave, e che rende ragione dell'estrema drammaticità del momento. Prestando fede a queste parole, pare di potersi dedurre che il gesto - alquanto melodrammatico - del colonnello Robert, oltre a costargli la vita, mise in pericolo - in aggiunta alla bandiera, chiaramente - anche la saldezza del reparto.  Fu, dunque, sconsideratezza?

A ben vedere, questo fatto si inserisce in un contesto assai peculiare: quello definito della "guerra del '15". La "guerra del '15", perlomeno con riguardo alle operazioni compiute sino al termine dell'estate di quell'anno, fu combattuta dal nostro esercito - ed in particolare modo dai suoi ufficiali - in particolarissime condizioni morali e spirituali. Il clima di acceso patriottismo che aveva accompagnato la nostra entrata in guerra, la forte motivazione ideale in continuità con l'esperienza risorgimentale, la diffusa illusione di prendere parte a una guerra breve - nella quale, dunque, si doveva far presto a conseguire glorie, onori e distinzioni - determinò in molti di quegli uomini una condizione di, oseremmo dire, "esaltazione" che si tradusse in una temerarietà spinta al parossismo, e in un reale - quanto pericoloso - sprezzo del pericolo, quando non addirittura della propria incolumità fisica. Tale fenomeno, ben avvertito - col passar degli anni - dagli stessi contemporanei, è stato ampiamente studiato da storici e commentatori (tra tutti, segnaliamo, quale compendio, il capitolo Dal radioso maggio al funereo autunno in Piero Melograni, Storia politica della Grande Guerra, Laterza, 1972): nei fatti, ciò contribuì a determinare altissime perdite tra le file del Regio Esercito, ed in particolare tra i ranghi degli ufficiali.

A farne le spese furono, in specie, gli ufficiali di carriera - come Mario Robert - (soggetti ben addestrati, formati professionalmente all'esercizio del comando) la cui falcidia, nel corso del 1915, ne avrebbe determinato la massiccia sostituzione da parte degli ufficiali di complemento. Ciò che avrebbe cagionato gravi problemi alla macchina militare, i quali si sarebbero trascinati per tutto il resto del conflitto. 

In quella calda mattinata estiva, dunque, il solido colonnello Robert, appena giunto in linea dopo una vita di caserma, inebriato dall'occasione, parrebbe essersi lasciato pervadere da un accesso di garibaldinismo, ormai anacronistico in un contesto, quale quello della fine di luglio del 1915, in cui il fronte si era già stabilizzato nella guerra di trincea (si pensi che Storari parla di "mitragliatrici in caverna"), e le logiche del combattimento ottocentesco erano drammaticamente tramontate.
In una differente prospettiva, potrebbe anche esser stato semplicemente il puro senso del dovere - al quale aveva evidentemente informato la propria vita, quanto l'istruzione dei propri sottoposti - a dettargli quel gesto plateale, nella (ingenua, forse?) convinzione di non fare, in tal modo, sfigurare il proprio reparto, e le proprie doti di comandante.
Nell'uno e nell'altro caso, l'emozione gli fu fatale.

Il profilo di Mario Robert tratto da "La Guerra Italiana" - Rassegna settimanale, n. 14, 29 agosto 1915.
 Come già ricordato, insieme al colonnello Robert, nell'azione del 26 luglio caddero anche i seguenti fanti del 122° Reggimento:
  • ANGELINI Guerrino, di Nazzareno, soldato, nato ad Ascoli l'11 giugno 1888, deceduto il 15 agosto sul campo per ferite riportate in combattimento;
  • ANTONIOZZI Giuseppe;
  • BERNARDI Luigi, di Domenico, soldato, nato ad Ascoli il 24 marzo 1888, deceduto il 29 luglio 1915 per ferite riportate in combattimento;
  • BRUNI Domenico, di Salvatore, caporale, nato ad Ascoli il 14 dicembre del 1891, deceduto il 4 agosto del 1915 nell'ospedaletto da campo n. 70 per ferite riportate in combattimento;
  • CHIAPPA Carlo, di Martino, caporale, nato a Parabiago (MI) il 17 febbraio 1889, deceduto il 27 luglio 1915 sul campo in combattimento;
  • FAGIOLI Michele, di Marino, soldato, nato ad Ascoli il 23 settembre 1889, deceduto il 6 agosto 1915 per ferite riportate in combattimento;
  • FILIAGGI Annibale,  di Giovanni, soldato, nato ad Ascoli il 23 giugno 1890, deceduto il 17 agosto 1915 per ferite riportate in combattimento;
  • MARUCCI Francesco, di Emilio, caporale, nato ad Ascoli il 5 agosto del 1888, deceduto il 3 agosto 1915 nell'ospedaletto da campo n. 66 per ferite riportate in combattimento;
  • PROSPERI Saverio, di Antonio, soldato, nato ad Ascoli il 7 ottobre del 1895, deceduto il 14 agosto (ad Acqui?);
  • SABBATINI Massimo, di Nazzareno, soldato, nato ad Ascoli il 5 ottobre del 1889, deceduto il 10 agosto 1915 nell'ospedaletto da campo n. 66 per ferite riportate in combattimento;
  • TRANQUILLI Pierino, di Filippo, soldato, nato ad Ascoli il 12 dicembre 1891, deceduto il 15 agosto 1915 per ferite riportate in combattimento.
Come si diceva, dopo un giorno di agonia, il colonnello Robert si spense il 27 luglio del 1915: dopo un'intera vita passata in uniforme, la sua breve guerra era durata solo tre giorni.
 "Anelava di portare al fuoco i suoi bravi soldatini, ma il fuoco ha voluto la vittima più pura, più nobile, più valorosa, e l'eroe santificato dal sacrificio sarà ricordato tra coloro che alla patria diedero il migliore sangue.
Noi, che scriviamo, lo ricordiamo lieto di baldo ardimento, congedarsi dai parenti, dagli amici, pieno di fede nell'avvenire [...]"
Necrologio del colonnello Robert apparso su "La Stampa" di Torino il 6 agosto 1915.
Alla sua memoria, la città di Ascoli Piceno tributò solenni celebrazioni. In particolare, il 20 ottobre successivo si tenne una cerimonia commemorativa presso la sala dei quadri del Municipio di Ascoli, alla presenza delle massime autorità civili e militari cittadine, nonché della famiglia del defunto colonnello. Oratore per l'occasione fu il sindaco, cav. Giuseppe Maria De Marzi. Presente anche il generale Vittorio Asinari di Bernezzo, in quel mentre al comando del locale corpo d'armata, bellissima figura di soldato del quale ci piacerebbe raccontarvi di più in futuro (nel frattempo, vi invitiamo a leggere l'ode del Pascoli, a lui dedicata: A riposo ). A seguito della giornata, fu dato alle stampe un opuscolo commemorativo, "In onore del colonnello Mario Robert", in tiratura limitata.

Copertina dell'opuscolo commemorativa "In onore del colonnello Mario Robert", stampato dal Comune di Ascoli Piceno.
A Castel di Lama, ove lasciò grande compianto - e dove la sua vedova si sarebbe ritirata - gli fu dedicata un piccolo monumento, ad oggi ancora esistente:
Ci perdonerete per la pessima immagine, tratta da "Google Street View".
La targa dedicata alla sua memoria recita:
"In memoria 
del Colonnello 
Mario Robert 
caduto gloriosamente
il 26 luglio 1915
e di tutti i valorosi 
di Castel di Lama".
A cura di Niccolò F.

NOTE
[1] Annuario Militare del Regno d'Italia - Anno 1913, vol. I.
[2] Invero, la sede di costituzione del 122° reggimento fanteria risulta Chiaravalle, e non Macerata; ma qui si è preferito seguire l'indicazione riportata dalla stampa.
[2] Cit. in L'Esercito Italiano...op.cit., Vol. II, p. 266.
[3] Riportato in L'Esercito Italiano... op. cit., Vol. IIbis, p. 288-289.
[4] La Guerra d'Italia, Fratelli Treves Editore, vol. II, pag. 266.

BIBLIOGRAFIA

- Giuseppe Marucci, Giovanni Spalazzi, un patriota ascolano da non dimenticare, in “Flash il Mensile di Vita Picena”, n. 386, pp. 8-9.
- AA. VV., L'Esercito Italiano nella Grande Guerra (1915-1918), Vol. IIbis, Roma, Libreria dello Stato.
- Annuario Militare del Regno d'Italia, varie annate.
-  Fratelli Treves Editore, La Guerra d'Italia, vol. II.
-Ministero della Guerra, USSME, Guerra italo-austriaca 1915-1918 - Le Medaglie d'Oro , Vol. I, Roma, Stab. Poligrafico per l'amministrazione della Guerra, 1923.
- Riassunti storici dei Corpi e Comandi, Vari Volumi, Roma, Libreria dello Stato.